L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?
Te ne devo raccontare due. La prima è una mappa. L’abbiamo chiamata “la mappa dei nostri sogni”. È un’iniziativa che abbiamo promosso con Costituzionalmente qualche edizione fa. 7000 chilometri con il camper di Sapienza Kite surf in giro per l’Italia. Abbiamo incontrato migliaia di ragazze e ragazzi. Donne e uomini incredibili, tra cui molti insegnanti e dirigenti scolastici, che non conoscono il significato della parola arrendersi. E grazie ai quali si capisce che cinismo e indifferenza prolificano nella testa dei mediocri. Che non esistono luoghi comuni. Che l’impegno e l’entusiasmo portano a realizzare cose che non avresti mai detto. Che ingegno e testa dura rendono possibili progetti anche quando ti dicono che i soldi non ci sono. Che nel piangersi addosso non c’è scacco né vittoria. Che a fare la differenza sono solo le persone. La mappa dei nostri sogni ci ha consentito di incontrare gente di valore e di connettere intelligenza in modo diffuso. Abbiamo messo assieme le energie migliori che abbiamo incontrato, e adesso le stiamo catalizzando per rendere Costituzionalmente parte di un ecosistema sociale, culturale e innovativo che aiuti tutti a rimettersi costantemente in gioco, facendolo insieme. Su un altro fronte, mi viene in mente che per qualche anno ho avuto la possibilità di sedere nel consiglio di amministrazione del Palaexpo e di partecipare alla gestione di tre luoghi diversi tra loro e di unica bellezza: il Palazzo delle Esposizioni, le Scuderie del Quirinale e Casa del Jazz. Un’esperienza incredibile che mi ha fatto conoscere i limiti e le possibilità del nostro Paese. Basta pensare anche solo alle classi creative emergenti. Ho provato a portare il Palazzo delle Esposizioni a creare, strutturare e rafforzare collaborazioni, senza limiti geografici, tra comunità artistica, istituzioni, imprese non profit e profit, istituti finanziari e organizzazioni sociali. Ci sono riuscito solo in parte. Si è trattato di un minuscolo passo verso una rivoluzione culturale in grado di dare spazio ad una generazione di artisti attualmente intrappolata in un piccolo mondo antico autoreferenziale. Sì, ce l’ho con il salotto ammuffito di sepolcri imbiancati della cultura che non ha generato nulla se non un vuoto nella dimensione creativa del Paese. In quegli anni ho capito come, e quanto, la cultura sia capace di provocare delle conseguenze. Di anticipare scenari futuri e visioni. Di farsi strumento di emancipazione della società. A distanza di poco tempo, assieme agli amici con cui abbiamo cofondato “Fonderie Digitali”, ne ho avuto ulteriore conferma. Ci vuole veramente poco per mettere i giovani nelle condizioni di diventare una classe pioniera dell’immaginario. Eppure questo poco è ancora troppe volte così complicato.
Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?
Potrei risponderti dicendo che non si devono abbattere, che devono puntare alto, che la sana competizione è importante, e che se – laddove si compete in modo insano – si collaborasse, sarebbe possibile andare molto lontano. Agli studenti direi di non lasciare che nessuno possa dirgli cosa sono capaci di fare. Di prendersi lo spazio che meritano e di volerlo fortemente. Aggiungo una cosa che abbiamo imparato noi stessi girovagando per “la mappa dei nostri sogni” con Costituzionalmente. Farei notare loro che se questo Paese funziona ancora, è grazie a persone che non smettono di darsi da fare. Che non hanno paura di fallire. Che tentano e ritentano fino a quando non riescono. Magari diresti che vivono nel Paese dei campanelli. Ma poi ti accorgi che anche loro hanno occhi per vedere e orecchie per ascoltare, per indignarsi, disgustarsi e arrabbiarsi per le storture a cui assistono o per le cattiverie gratuite che subiscono per mano di zelanti incapaci, capaci solo di invidia. E che a questi rispondono nel modo peggiore: col sorriso.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Con Monica, la mia fidanzata, l’estate scorsa abbiamo fatto un meraviglioso giro in bicicletta. L’anello di Kerry in Irlanda lo pedali per 180 chilometri. Grazie alla Guinness, alla Smithwicks, a qualche delizioso piatto caldo e a scorte di biscotti fatti in casa dalla nonna, ci abbiamo messo tre giorni. Non è un record, anzi è un tempo assolutamente normale, ma con gli zaini in spalla e le borse ai lati delle biciclette siamo andati alla grande. Abbiamo pedalato con il sole e con la pioggia. Sto per dire una cosa che potrà sembrarti banale: ma se viaggi in macchina, ad eccezione di condizioni metereologiche eccezionali, non ti rendi conto di quanto pioggia e sole possano rallentarti o farti andare veloce. È un contatto ancestrale con la natura ed è potentissimo. Pedalando controvento in discesa o con il vantaggio del sole ho pensato una cosa semplice. Vivere seguendo le stagioni, guardando alla pioggia e al sole come ad una benedizione, è qualcosa che ti carica di una luce incredibile. Dopo questo viaggio, con una frase risponderei: mi piacerebbe lavorare la terra. Prima o poi lo farò.
Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?
È una domanda difficile perché ne conosco più di una e ciascuna merita di essere ascoltata. Mi cavo d’impaccio e ti propongo Luca Bolognini. È un avvocato ed è il presidente dell’Istituto Italiano per la Privacy. Ma non è in questa veste che l’ho conosciuto. Quando ci siamo incontrati mi ha raccontato del suo impegno professionale e della sua passione per la politica. Qualche tempo dopo, assieme a lui e ad altri amici, ci siamo trovati a scrivere un “diario di bordo scritto sulle vele”. Un’opera quasi lirica di grande tensione ideale. Sostanzialmente un manifesto per dare voce agli esclusi della società. Gli outsider, per usare un gergo politico abusato. Forse molto di quello che abbiamo scritto in quel manifesto un po’ di anni fa è valido ancora oggi. Le nostre strade si sono incontrate diverse volte e ogni volta con grande intensità di pensiero e di azione. Ho il serio sospetto che si incontreranno nuovamente presto.
19 maggio 2017