L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?
Sono spesso andata a camminare da sola. Dalle innevate brughiere dello Yorkshire alle pietraie rosa delle Dolomiti, dalle spiagge della Normandia ai pascoli alpini, ogni anno mi prendo qualche giorno per stare da sola. L’esperienza è interessante per due motivi. Il primo è che sottrarsi alla presenza degli altri permette di vivere completamente proiettati verso l’esterno, di assorbire il mondo senza la distrazione del proprio io, senza la minima ansia da prestazione che genera qualsiasi interazione umana. Il secondo è che viaggiando da sola ho imparato a fidarmi del prossimo, cosa che in città raramente si fa. Ho passato notti ospitata da perfetti sconosciuti, guidatori di bus di linea hanno deviato il loro percorso per facilitarmi il viaggio, famiglie mi hanno invitato ai loro pic-nic, pastori mi hanno dato del latte appena munto: momenti indimenticabili che ancora adesso ricordo con stupore e una piacevole sensazione di ritrovata innocenza.
Più di recente mi è capitato di essere selezionata dalla rivista Forbes per fare parte di un gruppo di under 30 considerati influenti nei loro rispettivi lavori. Incontrare questi millennials mi ha ridato fiducia nei miei coetanei: molto di loro hanno storie incredibili alle spalle nonostante la giovane età e possono davvero «cambiare le cose». Alcuni mesi fa ho passato una settimana in Israele con loro, e ho avuto conferma di ciò che sospettavo da tempo, e cioè che indipendentemente da cosa produce nel tempo, lo scambio con persone che valgono è già un risultato in sé. La conoscenza dell’altro fine a se stessa è una ricchezza sottovalutata.
Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?
Una lezione che non solo racconterei, ma che ho raccontato a diverse platee di studenti quando insegnavo all’università, è che «il sapere non pesa». Imparare, curiosare, annusare, esplorare, apprendere: tutto questo non appesantisce, ma è il tipo di bagaglio che permette un viaggio migliore. In un mondo che tende sempre di più alla specializzazione esagerata, soprattutto nell’ambiente universitario che ho frequentato, il valore di una sana cultura generale è sottostimato. E poi le capacità critiche si sviluppano meglio se si riesce ad interagire con gruppi diversi di persone, perché è così che si apre la mente e si scacciano i pregiudizi che ciascuno di noi ha.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Tornare in Italia. Sono partita tredici anni fa, e ho passato quindi quasi metà della mia vita lontano. Alla fine di ogni fase – che fosse la fine di un ciclo di studi o un cambiamento lavorativo – mi sono sempre posta la domanda: sarà mica ora di tornare? Ed ho sempre risposto a me stessa in maniera negativa. Timore di delusione? Forse. Pregiudizi? Tanti. Purtroppo l’immagine dell’Italia all’estero non ti fa venire voglia di rischiare, soprattutto se sei giovane e donna. Ora però sento sempre di più il bisogno di vedere con i miei occhi che Paese è diventato il mio Paese. Il tallone d’Achille dell’economia europea? L’incorreggibile cattivo studente del club dei 28 (o 27 dopo il Brexit)? Oppure il luogo da cui la rinascita europea, di cui questo continente ha tanto bisogno, potrebbe ripartire?
Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?
Sana. L’ho incontrata quando ero capitano della squadra di equitazione della London School of Economics, ed è venuta a fare qualche lezione con noi. Di origini pachistane, ha cominciato a lavorare nel piccolo business di famiglia dall’età di 15 anni. Vittima di violenze domestiche, al punto che non riusciva neanche a guardare un uomo negli occhi, è riuscita ad ottenere una borsa di studio per il Giappone e poi per un master a Londra in Diritto e studi di contabilità. Abbiamo passato tempo insieme facendo attività normali, come andare a teatro o a cena fuori, e un po’ meno normali come fare scherma insieme. Quello che mi colpisce tutt’ora è il suo inguaribile buon umore, la sua instancabile fiducia nelle persone nonostante le avversità che purtroppo non l’hanno abbandonata neanche a Londra, il suo modo di approcciare il mondo. È impagabile vedere come continui a sorridere e sia impegnata per migliorare l’emancipazione femminile.
15 luglio 2016