Una buona notizia arriva in questi minuti dalla Commissione Bilancio, dove sono in votazione gli emendamenti al decreto Milleproroghe.
Avevo presentato due emendamenti sull'università:
il primo riguardava la proroga dell'anno accademico;
il secondo era per dare più tempo alle Commissioni del sesto quadrimestre dell'Abilitazione Scientifica Nazionale 2018-2020, in considerazione del protrarsi dell'emergenza Covid e dell'aumento esponenziale delle domande (oltre 11 mila, laddove la media delle domande dei primi cinque quadrimestri era stata poco superiore a 4 mila).
Si tratta di due emendamenti identici a quelli presentati anche da LeU. Con una sponda tra colleghi, siamo riusciti a "segnalarli" entrambi, ossia a fare in modo che finissero nel pacchetto dei 300 emendamenti "salvi" che avrebbero continuato l'iter senza finire su un binario morto ancora prima di essere esaminati e votati in Commissione.
Poco fa il Governo, su entrambi questi emendamenti, ha espresso parere favorevole, con riformulazione.
Sono contento per entrambi e soprattutto per il primo: grazie alla proroga dell'anno accademico dal 31 marzo al 15 giugno andiamo incontro alle esigenze e richieste di tante studentesse e studenti che potranno adesso laurearsi senza doversi re-iscrivere (e pagare le relative tasse universitarie) ad un nuovo anno accademico.
Di norma le proroghe non sono mai una buona cosa, perché segno di un Paese che fatica a programmare. Ma in momenti eccezionali, come questo in cui ci troviamo per la pandemia, possono introdurre elementi di flessibilità importanti che vanno a beneficio dei cittadini – nel caso specifico dei nostri studenti universitari.