Davvero possiamo permetterci di tenere Mario Draghi in panchina? Di tenerlo a fare conferenze invece che a portarci sani e salvi fuori dalla più grave crisi economica e sociale che da decenni l'Italia si sta trovando ad affrontare?
Mario Draghi conosce il peso di ogni sua parola, per questo dosa bene i suoi interventi. Puntualmente, ogni volta che parla, riparte il grande dibattito sul ruolo istituzionale che potrebbe avere. Mi sono letto il suo discorso.
Questo il passaggio più bello, pensando alla scuola. Pensando a settembre. Pensando ai prossimi anni. « Vi è però un settore, essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni che ho appena elencato, dove la visione di lungo periodo deve sposarsi con l'azione immediata: l'istruzione e, più in generale, l'investimento nei giovani. Questo è stato sempre vero ma la situazione presente rende imperativo e urgente un massiccio investimento di intelligenza e di risorse finanziarie in questo settore. La partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento. Se guardiamo alle culture e alle nazioni che meglio hanno gestito l'incertezza e la necessità del cambiamento, hanno tutte assegnato all'educazione il ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l'incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio.» E con la scuola altri passaggi chiave: cambiamento che va governato con più trasparenza, dato che aumenta la discrezionalità; "debito buono" e non più, adesso, sussidi a pioggia improduttivi; investimento assoluto nei giovani e nel capitale umano.
A me pare che la questione non sia cosa farà Mario Draghi. Ma se noi classe politica attuale sapremo comportarci un po' di più "alla Draghi", invece di continuare ad osannarlo quando fa un discorso per poi tornare il giorno dopo a comportarci come (e peggio di) prima.
Saremmo già un altro Paese.