Palma Librato

(Brindisi 1973) Da quattordici anni guida uno studio di architettura di giovani professionisti. Specializzata in progettazione architettonica per i Paesi del Mediterraneo, segue per il Politecnico di Bari molti laboratori di ricerca condotti all’estero.
Nel 2008, con un gruppo di colleghi e amici, ha fondato l’associazione GAB – giovani architetti della Provincia di Bari – con cui organizza mostre e convegni su architettura, arte e cultura. Per promuovere la diffusione della cultura architettonica con linguaggi accessibili a tutti, nel 2012 ha dato vita (con la Regione Puglia) al Festival dell’Architettura Pugliarch, portando nelle piazze l’architettura di qualità, intesa come bene comune. Il suo sport preferito è obbligare architetti di fama internazionale a confrontarsi pubblicamente con giovani professionisti sui temi della contemporaneità.
Dal 2015 è Assessore del comune di Mesagne (in provincia di Brindisi) e porta avanti una quotidiana battaglia a favore della bellezza e del partenariato pubblico-privato nel restauro dei beni monumentali così come nelle opere di riqualificazione urbana attraverso la street art.

Qualcosa di particolarmente emozionante a cui stai lavorando adesso?

Pubblica Amministrazione e progetti di architettura. Da un anno faccio l’assessore ai lavori pubblici, urbanistica, patrimonio, centro storico, e manutenzioni di Mesagne, un comune della Puglia di 30 mila abitanti. Sto cercando di far capire che lavorare nel 2016 in una Pubblica Amministrazione non vuol dire essere dei semplici “esecutori materiali” di leggi; e nemmeno dei passatori di carte che volano da una scrivania all’altra, e poi ad un’altra ancora, restando a girovagare ed ammuffire in eterno tra gli uffici. Perché il vertice di un’Amministrazione, anche se piccola, deve avere sempre l’ambizione di trasformare la sua comunità. Mi emoziona sapere che per i prossimi quattro anni potrò lavorare per portare qualità nel settore dell’architettura e dell’urbanistica: attraverso la scelta dei migliori professionisti – che non si risparmiano per fare le cose bene, e belle – e la scelta delle migliori imprese esecutrici, che sono poi quelle che non cercano scorciatoie per realizzare le opere. Evitando tutte quelle forme che in questi anni hanno mantenuto opaco un settore così delicato.

 

L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?

Come professionista sto lavorando su un progetto molto esteso e socialmente rilevante: la riqualificazione di un’area portuale – un ex-cementificio – in Puglia. Lo sto facendo con un gruppo ristretto fatto di architetti stranieri di fama e di molti architetti locali con moltissimi anni di esperienza. Sono la più giovane e l’unica donna, ed è bello chiamarsi tutti colleghi e progettare alla pari.
Come cittadina intraprendente, alcuni anni fa ho fondato il festival dell’Architettura contemporanea «Pugliarch», dove lo spazio è dedicato ai giovani colleghi architetti che fanno progetti e si confrontano con studi di rilievo nazionale e internazionale. Spesso al Festival ognuno presenta i lavori dell’altro, e così si diffonde la cultura dell’ascolto e del confronto. I giovani sono costretti a studiare di più; i più anziani, quelli con le carriere consolidate, sono costretti ad incuriosirsi e a scoprire il valore dove magari non lo avrebbero cercato.

 

Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?

Due lezioni tra tutte: la prima è che nella vita non conta l’età, ma il coraggio. Che poi vuol dire credere profondamente nelle proprie idee e perseverare nel portarle avanti. Ma anche non smettere mai di affinarle, perché più “sai e impari” e più la gente ti ascolta; più aiuti qualcuno a risolvergli un problema, più si fiderà di te. La seconda è che la Pubblica Amministrazione è centrale per lo sviluppo della città, mentre si sta diffondendo sempre di più l’idea che la Pubblica Amministrazione sia solo burocrazia dove, nel migliore dei casi, si compilano e si passano carte non troppo lentamente. Mentre invece è un luogo dove, prima ancora di fare, “si studia come fare”. La Pubblica Amministrazione è – molto più spesso di quanto si creda – un cervello pensante e interattivo, dove le idee portate da coloro che sono stati eletti si confrontano di nuovo, e quotidianamente – anche dopo le elezioni – con le idee migliori dei cittadini; è un luogo dove si realizzano le cose, dove si fa la città. Agli studenti racconterei quello che mi capita regolarmente, quando qualcuno di quelli che stanno seduti su quella scrivania da vent’anni mi dicono “i lavori pubblici e l’urbanistica sono settori delicati, tu devi sapere che qui si fa in questo modo da vent’anni” e cercano di convincermi che tanto si fa sempre così, che forse sono io ad essere un po’ matta, e tu lo vedi che comunque non penseranno diversamente solo perché dici delle cose diverse mentre loro continuano a sorridere sotto i baffi. Direi agli studenti di insistere, perché non sarà domani, e magari nemmeno dopodomani, ma prima o poi succederà che si faranno le cose diversamente, anche quando gli accomodati alle loro scrivanie continueranno a dire le stesse cose, a non vedere le cose nuove. Ma direi pure ai ragazzi che per riuscirci la fatica è tanta. Quanta? Almeno cinque volte quella che uno aveva messo in conto.

 

Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?

Lavorare all’estero, perché ho poche esperienze di questo tipo. Il confronto con la concorrenza straniera ti riporta in una dimensione più allargata, ti lancia in Europa, ti stimola a fare meglio e di più, e a chiederti se davvero sei sulla strada giusta, se davvero puoi confrontarti con un contesto più ampio. E perché alla fine ti riporta di nuovo alla tua terra, dove puoi provare a portare quell’innovazione che hai visto e che hai verificato funziona nelle realtà più avanzate, e che fortemente adesso desideri fare tua.

 

Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?

Mi piacciono i visionari perché mi tengono sempre grande compagnia. Per questo ammiro molto Angelo Petrosillo e Luciano Belviso di Blackshape, startupper strepitosi e molto giovani che hanno trasformato la loro idea in una delle attività industriali tra le più innovative d’Europa. Ragazzi che valutano i loro dipendenti anche in base alla velocità di risposta alle mail ricevute dai clienti, e che operano un controllo della qualità con parametri di altissimo valore. Ho molta stima anche di Bruno Levati, per la sua carriera al servizio dello Stato. Pilota militare con alle spalle – e in previsione – una carriera (ancora) lunga e brillante. Averlo conosciuto in età giovanile e aver compreso che le sue idee erano chiare e visibili all’orizzonte e che bisognava solo credere nella strada giusta, mi è servito moltissimo a capire quanto sia importante il “vivere forte”.

30 luglio 2016