Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?
Da quando è scoppiata questa emergenza mi sono letteralmente "salvato" organizzando senza sosta incontri culturali online. L'attenzione agli altri è stata per me una forma salvifica di egoismo, perché industriarmi per mettere in piedi un palinsesto culturale perenne mi ha tenuto, per fortuna, sempre entusiasta e impegnato. Non ho avuto tempo per buttarmi giù perché praticamente ogni giorno ho avuto l'onore di fare incontri con intellettuali, musicisti, artisti meravigliosi, da Niccolò Fabi a Aboubakar Soumahoro, da Umberto Galimberti a Peter Singer, e poi ancora Miguel Benasayag, Roberto Saviano, Jovanotti, La Rappresentante di Lista, Jean-Luc Nancy, Vito Mancuso, Franco Arminio e davvero tantissimi altri. Sono stato un privilegiato – come ripeto spesso, non siamo tutti nella stessa barca: siamo nella stessa tempesta – e ho cercato di usare la mia scialuppa di Tlon per diffondere il più possibile gli strumenti culturali adatti ad affrontare l'emergenza psichica e di senso che dal primo giorno ha accompagnato l'emergenza sanitaria.
Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?
Negli ultimi giorni penso spesso a un bel passaggio di Maupassant in cui cita gli insegnamenti del suo maestro Flaubert. L'ho scoperto in Pierre e Jean, un romanzo che ho letto qualche settimana fa, ed è un pensiero laterale sul pensiero laterale, sul come si diventa originali. Te lo metto qui: «È così che si diventa originali. Aver colto la verità che non ci sono, nel mondo intero, due granelli di sabbia, due mosche, due mani o due nasi assolutamente uguali, mi ha costretto ad esprimere, in poche frasi, un essere o un oggetto in modo tale da particolarizzarlo distintamente, da distinguerlo da tutti gli altri esseri o da tutti gli altri oggetti della stessa razza o della stessa specie. "Quando passi", mi disse, "davanti a un droghiere seduto alla sua porta, davanti a un portiere che fuma la pipa, davanti a una stazione di taxi, mostrami questo droghiere e questo portiere, la loro posa, tutto il loro aspetto fisico e tutta la loro natura morale, in modo che non li confonda con nessun altro droghiere o con qualsiasi altro portiere, e fammi vedere, in una parola, che quella carrozza a cavallo non assomiglia alle altre cinquanta che la seguono e la precedono".» Farci caso è il primo movimento di quella che chiamo fioritura. Fare caso al quotidiano, ai gesti ordinari, ovvi, dal singhiozzo alla colazione, trovandovi dentro l'inesplorato. Perché niente e nessuno è normale, visto da vicino. Neanche l'atto – apparentemente semplice – di rispondere a un'intervista.
Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?
Ho imparato a fare figuracce consapevoli e lo consiglio a tutti, specialmente agli studenti. Sprechiamo una quantità colossale di energia per tenere in piedi la nostra immagine esteriore, mostrandoci sempre perfetti agli occhi degli altri. È un'energia che potremmo usare molto meglio, e invece ci vincola a un'ossessione costante verso noi stessi, all'ansia da performance. Fare ogni tanto, con ponderazione e precisione, delle figuracce consapevoli è fondamentale per prendersi meno sul serio e riscoprirsi più liberi e sereni. Basta poco: indossare due scarpe diverse o un cappello bizzarro, per esempio. O magari uscire con un cane di peluche al guinzaglio.
L'ultima volta che hai riso o sorriso?
Mi capita spesso di ridere, per fortuna, ma l'ultima volta che ho riso proprio di pancia è stata quando mio figlio, qualche tempo fa, ha bussato di notte in camera nostra e, con fare a metà tra il terrorizzato e lo stupito, dopo aver spalancato di botto la porta ci ha detto: "Mamma, papà! Non mi ricordo più come si fa a dormire!". Poi è entrato nel lettone e si è addormentato in tre minuti, ma la madre ed io abbiamo continuato a ridere per mezz'ora.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Un album! Ho da sempre una fissazione per la musica, anche se sono un mediocre musicista e cantante. Ma è un mezzo narrativo con cui sento di poter esprimere delle cose che con la scrittura e gli altri mezzi che ho a disposizione non riesco a far emergere. Ah, anche i carciofi alla giudìa. Non li ho mai cucinati e sento il dovere di rimediare.
La foto scelta da Andrea: con Maura Gancitano, co-fondatrice di Tlon.