Elena Piastra

(Torino, 1984). Sindaca della città di Settimo Torinese dal giugno 2019, è laureata in linguistica e insegna in una scuola media. È diventata consigliera comunale a 25 anni, ed è stata in seguito Assessore e Vicesindaca, occupandosi di innovazione, bilancio e politiche di inclusione sociale, anche attraverso progetti culturali tra cui la candidatura di Settimo a Capitale Italiana della Cultura. È membro del direttivo di ANCI Piemonte, di ALI-Autonomie locali italiane e Vice-Presidente per il Piemonte dell'Associazione italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa (AICCRE).

Qualcosa di particolarmente emozionante a cui stai lavorando?

Mi emoziona sempre pensare a come sarà la mia città. È il motivo per cui amo così tanto la politica e fare la Sindaca: vedere le cose oggi, immaginare come saranno, lavorare perché accadano e diventino come le abbiamo immaginate. Siamo impegnati nella trasformazione di alcuni luoghi: una strada che diventerà un filare alberato e unirà un nuovo parco alle scuole, o una nuova via pedonale e connessioni ciclabili. E poi la grande sfida di riuscire a riconvertire alcuni siti industriali dismessi da decenni. Vedere gli ettari di terreno occupati da quasi un secolo da un'acciaieria e pensare a cosa potrà nascere lì anche grazie al nostro lavoro. Se dovessi dirti l'emozione più bella, è quella che mi prende quando penso a come un quartiere possa cambiare grazie a una nuova scuola e sapere che i bambini di oggi useranno quei luoghi e li cambieranno a loro volta.

 

Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?

Il Covid mi ha tolto il sonno per molte settimane, ci sono stati giorni di grande sofferenza in cui mi sembrava che il dolore dei singoli cittadini si riversasse in qualche modo sul Comune e avrei fatto qualunque cosa per capire come fermarlo. Aprile e novembre sono stati i mesi più difficili. Ma il Covid mi ha anche dato la consapevolezza dell'agire, del fare insieme, dell'atto solidale puro che nasce nel bisogno estremo. Ho avuto la prova di cosa possa fare un gruppo coeso che crede in un'azione comune. In poche settimane, abbiamo portato colori a tutti i bimbi della città, piantine da curare ai ragazzi delle medie che diventeranno il bosco in memoria delle vittime del Covid, cesti alimentari a coloro che ne avevano bisogno, come pure spesa e medicine a chi non poteva e doveva uscire. Abbiamo chiamato a casa per tenere compagnia agli anziani, abbiamo chiamato i positivi per sapere come stessero, attivato un numero unico attivo tutti i giorni, 7 su 7, 12 ore al giorno. Nella seconda fase abbiamo chiesto aiuto ai cittadini per comprare i tamponi e poi abbiamo cominciato, tra i primi in Italia, a fare screening al personale scolastico. Tutto questo gestito assieme a centinaia di volontari che si sono messi a disposizione della città.

 

Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?

Il pensiero laterale è un'attitudine preziosa che cerco di coltivare spesso. Credo sia l'unico modo per sfuggire alla frustrazione che alle volte prende i sindaci quando hanno la sensazione che le cose non vadano avanti nei tempi giusti. Vedere un luogo e pensare a come potrebbe diventare, persino guardare un bilancio e pensare a come potrebbe quadrare...! I problemi non sono quasi mai nuovi, spesso si tratta di trovare il modo nuovo per risolverli o almeno aggiornarli e renderli attuali. In questo periodo mi sto dedicando molto all'abitare. È uno dei temi più importanti, e lo sarà ancora di più negli anni a venire. In un Paese come il nostro, in cui per molto tempo la casa, intesa come proprietà, è stato il primo obiettivo delle famiglie e un indicatore di stabilità economica, oggi occorre ripensare completamente le caratteristiche fisiche, dagli aspetti energetici a quelli strutturali, le potenzialità in termini di spazi, per farne spazi di collaborazione, partendo anche dal fatto che oggi si cambia anche più volte casa durante la propria vita. Occorre ripensare il nostro rapporto con la casa, e tutta l'emergenza abitativa, in modo completamente diverso rispetto al passato.

 

Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?

Quella che ho imparato iniziando a lavorare a 15 anni in un bar. Ho cominciato servendo caffè... e bevendoli: la regola era che i caffè sbagliati non andavano buttati ma bevuti! Era l'estate della seconda superiore ed ero timidissima, salutavo i clienti con sorrisi stentati. È stata una grande opportunità, non solo perché il bancone del bar è diventato un piccolo palco per me, ma anche perché ho scoperto un'umanità che non conoscevo: per anni storie di vita si sono intrecciate davanti a quei caffè. Quel lavoro è servito a pagarmi le prime uscite con gli amici, la patente e poi gli studi universitari ed è stato il motivo per cui, ormai 13 anni fa, un segretario di partito mi ha conosciuta e ha poi proposto di candidarmi. Sono diventata così consigliera comunale. Ho continuato a servire caffè per ancora molti anni, e credo che quel lavoro, più di molte altre esperienze, mi abbia insegnato a riconoscere i tipi umani e soprattutto quando profondo sia il bisogno di ascolto. Il mio titolare mi diceva: "Sorridi sempre, non sono i tuoi problemi ad avere spazio qui, ma i loro". Molto spesso, negli anni a venire, quell'abitudine a sorridere e ad ascoltare si è rivelata utilissima, anche in tavoli ben più difficili di quel bancone.

 

L'ultima volta che hai riso o sorriso?

Rido quasi sempre con le mie bimbe. La più piccola sta imparando a costruire discorsi e usa le parole non sempre al posto giusto, costruendo frasi fantasiose e lunghe spiegazioni con fare serio e decisamente sicuro di sé. Ho sorriso molto qualche giorno fa, quando ho ricavato qualche ora di domenica per andare a trovare mia nonna, la persona che mi ha cresciuta. Erano mesi che non riuscivo a sedermi con lei. Ho sorriso perché mi ha raccontato le storie di un'altra Italia e di un altro tempo. Storie di fatica nei campi e amore per la musica, di povertà e grande solidarietà. "Noi, chi ha bisogno, lo aiutiamo", mi ha ridetto. Alle volte dimentico il perché delle cose e ascoltarla mi riconcilia sempre con alcuni perché.

 

Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?

Un viaggio lungo con il mio compagno. Non sono mai stata in America Latina, quindi direi la Terra del Fuoco in Cile, o il Perù.

 

ELENA-PIASTRA ufficio

La foto scelta da Elena: nel suo ufficio mentre impacchetta i colori offerti da un'azienda e che saranno spediti ai bimbi della città. L'immagine alle spalle è il Comune di Settimo Torinese.