L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?
Il cammino di Santiago. Non è un’esperienza religiosa, ma un’esperienza di vita. Qualcosa di spirituale anche per chi non crede. È difficile spiegarlo a chi non lo ha mai fatto. È un po’ come con la maratona. Si dice che non ti prepari mai del tutto per correrla. Perché quando ti alleni non percorri mai tutta la distanza. Fai sempre 15 o 20 chilometri. Magari una volta arrivi a 30. Ma è solo quando partecipi ad una maratona vera che scopri cosa vuol dire davvero arrivare oltre 40 chilometri. Non ti ci portano le gambe, ti ci porta la testa. È quella che deve reggere. Se uno non ha mai fatto uno sport, non saprà mai cosa vuol dire superare i propri limiti. Ecco: se uno non ha mai fatto il cammino di Santiago – o un altro cammino – non saprà mai cosa vuol dire essere pellegrino.
Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?
Da giovane sono stato presidente di AIESEC Torino, l’antenna locale di una bella associazione di studenti. Avevo vent’anni e mi sentivo importante ad essere chiamato «presidente»; potevo parlare col preside di facoltà, con le aziende, con tutti quelli che giravano intorno all’associazione. Mi sentivo importante e – come si dice a quell’età – “me la tiravo” pure. Un anno dopo, appena finito il mio mandato, ho scoperto in fretta che nessuno di quei contatti che avevo prima, e che mi rispondevano sempre, adesso mi calcolava più. Ricordo che la cosa all’inizio mi mise addosso parecchia tristezza, e un sottile senso di smarrimento. Ma poi ho capito che nella vita troppe persone ti misurano solo per il ruolo che hai o per quello che puoi offrire loro. Quindi, meglio usare il setaccio da subito e distinguere i rapporti veri da quelli di convenienza. E soprattutto, meglio pesarsi solo per ciò che uno è dentro, e non per il vestito che indossa, perché le stagioni cambiano. È stata la mia fortuna capire tutto questo in fretta, venticinque anni fa.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Gli Stati Uniti coast to coast. L’inventario dei miei libri. Il libraio. E poi ho un sogno nel cassetto: essere un giudice di X Factor! Se poi la domanda non riguarda solo me, allora ti direi «aggiustare una cosa che si è rotta». E qui mi vengono in mente solamente cose enormi. Tipo la coesione sociale, o l’Europa. Non te lo so dire cosa potrebbe voler dire lavorare per ricostruire la coesione sociale, o l’Europa. Ma è troppo importante perché non provi anche io a fare la mia parte. Diciamo così: non te lo so dire ancora. Ma presto dovremo pur inventarci qualcosa, non trovi?
Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?
Ho avuto modo, negli ultimi anni, di conoscere bene Valentino Castellani, l’ex sindaco di Torino. Non mi interessa tanto la sua figura pubblica o il ruolo storico che ha avuto nella fase di rilancio della città. Mi interessa molto di più la persona che è adesso: sempre combattiva e competente, ma soprattutto umile e generosa. Valentino è uno di quelli che spalanca davvero le porte ai giovani. E poi, come fai a non fidarti di uno che a 76 anni continua a parlarti soltanto di futuro?
6 agosto 2016