Paolo Petrocelli

(Roma 1984) Dopo vent’anni passati a suonare il violino – tra spartiti, leggii e sale da concerto – e dopo gli studi di musicologia all’università, con periodi negli Stati Uniti a Yale e al Media Lab del Massachusetts Institute of Technology, ha richiuso definitivamente la custodia del violino per dedicarsi al management artistico e diventare imprenditore culturale. Ha curato la carriera di solisti internazionali, coordinato tournée di grandi orchestre sinfoniche, sviluppato festival e stagioni di concerto, arrivando ad aprire a Roma la sede italiana di IMG Artists, tra le più importanti agenzie artistiche internazionali. Oggi è particolarmente impegnato nel campo della diplomazia culturale – in particolare con EMMA for Peace, un’organizzazione internazionale per la promozione della diplomazia musicale tra Europa e Medio Oriente, che ha fondato nel 2013, e con il Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO di cui è attualmente presidente. Collabora come “cultural and music diplomacy officer” con il Summit Mondiale dei Nobel per la Pace, è membro del Consiglio di Amministrazione del Teatro dell’Opera di Roma, e cerca di stimolare gli studenti della LUISS, della John Cabot University e della Rome Business School, affinché costruiscano e portino avanti i propri sogni con un po’ più di coraggio, preparazione, e consapevolezza.

Qualcosa di particolarmente emozionante a cui stai lavorando adesso?

Sperimentare ed esplorare nuove prospettive di crescita e sviluppo culturale grazie a due iniziative no profit che ho costruito negli ultimi anni.
La prima è il Comitato Giovani della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO. Nel 2011 ho partecipato, come delegato italiano, al Forum Mondiale dei Giovani dell’UNESCO a Parigi. È stata un’esperienza unica, che ha segnato profondamente il mio modo di sentirmi cittadino italiano, europeo, del mondo. Centinaia di giovani provenienti da altrettanti Paesi diversi, riuniti in una sala per tre giorni a confrontarsi su processi culturali, sistemi educativi, innovazione scientifica, metodi di comunicazione. Sono rientrato in Italia con una enorme motivazione e con la volontà ferma di ricreare anche da noi quella dimensione così stimolante di confronto e di produzione di idee. Così, assieme a tre giovani compagni e dopo un lungo periodo di gestazione, abbiamo fondato nel 2015 il Comitato Giovani UNESCO, un’associazione che riunisce ad oggi oltre 300 giovani tra i 20 e i 35 anni, rappresentanti di tutte le regioni d’Italia, fra cui studenti, ricercatori, artisti, professionisti, manager ed imprenditori, che hanno deciso di unirsi per sostenere le attività dell’UNESCO nel campo dell’educazione, della scienza, della cultura e della comunicazione. Senza essercene nemmeno realmente accorti, e forse con quella leggerezza che serve quando devi avviare qualcosa che vada lontano, abbiamo creato una realtà che gli stessi uffici internazionali dell’UNESCO a Parigi ci hanno detto non aver precedenti in giro per il mondo.
La seconda iniziativa è EMMA for Peace – dove EMMA sta per Euro-Mediterranean Music Academy – un’organizzazione internazionale per la promozione della diplomazia musicale tra Europea e Medio Oriente. In questo caso è stata la lunga collaborazione con grandi direttori d’orchestra, compositori, solisti, cantanti, ensemble, a farmi sentire l’esigenza di promuovere tutti insieme quei valori e quegli ideali comuni che erano alla base dei nostri percorsi di vita. Mi sono così immaginato un progetto globale, all’interno del quale potessimo riconoscerci tutti quanti, come una sola comunità capace di comunicare un messaggio di armonia – certe parole della musica hanno un senso profondo, a saperle ascoltare – e solidarietà internazionale. EMMA è infatti la prima accademia musicale itinerante del Mediterraneo, il cuore di una rete globale in grado di connettere continenti diversi e di far dialogare e cooperare istituzioni musicali, università, organizzazioni no profit, fondazioni filantropiche internazionali e imprese sociali. Grazie alla collaborazione con istituzioni nazionali ed organizzazioni internazionali, EMMA for Peace promuove iniziative a favore della pace e del dialogo tra i popoli e le culture: concerti, masterclass, workshop ed altre attività formative di eccellenza per i giovani, realizzate con la partecipazione di artisti di fama internazionale. Con EMMA abbiamo promosso in tre anni più di 30 progetti in 15 Paesi incontrando più di duemila giovani e studenti. Un’avventura che mi stimola, emoziona ed entusiasma, e per la quale ho intenzione di continuare a dare tutto me stesso.

 

L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?

L’esperienza del viaggio. Negli ultimi anni, le mie attività mi hanno portato a visitare decine di città in Europa, America, Asia, Africa, e Medio Oriente. Una specie di cammino intercontinentale alla scoperta della straordinaria varietà e bellezza di popolazioni e Paesi. Un percorso di conoscenza di culture e tradizioni, fatto di incontri, collaborazioni, amicizie, amori. Luoghi, volti, storie – ma anche semplici gesti, profumi, sapori – che hanno segnato profondamente i tratti più distintivi della mia personalità.

 

Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?

La straordinaria lezione di vita che ho imparato suonando il violino per tanti anni in orchestra. Ci sono regole ben precise che bisogna seguire per diventare un buon orchestrale. Saper ascoltare te stesso e gli altri attorno a te; esprimere la tua personalità, le tue emozioni in maniera armonica, sincera, onesta e condivisa, ricercando sempre la migliore intesa con il gruppo; essere preparati, consapevoli e responsabili; rispettare e comprendere il ruolo degli altri musicisti; mirare all’affermazione della verità, del giusto, del bello. Suonare in orchestra ti insegna a vivere all’interno di una comunità con passione, gioia, vitalità. E ti dici che se puoi farlo lì forse puoi farlo anche fuori, quando smetti di suonare, in quella comunità più vasta che chiamiamo società.

 

Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?

Andare in Siria. In questi anni con amici e colleghi siriani ho realizzato diversi progetti e iniziative di solidarietà in Italia e all’estero. Sento però che nel mio piccolo – piccolissimo – potrei comunque fare molto di più. Ho preso l’impegno ad andare presto in visita al Conservatorio di Musica di Damasco per conoscere e aiutare i tanti giovani studenti che frequentano l’istituto anche in questi anni così difficili. Il loro coraggio, la certezza di non voler abbandonare il proprio Paese, la straordinaria determinazione a voler contribuire alla costruzione di un futuro di speranza con il loro lavoro quotidiano, è per me fonte di enorme motivazione e stimolo. Ed è per questo che vorrei provare a sostenerli in qualsiasi modo possibile. Concretamente? Vuol dire trovare il coraggio il prendere un volo Roma-Beirut, e da lì prendere un taxi che in 3 ore porta a Damasco e una volta arrivato restarci per almeno un mese, per dare una mano concreta all’interno del Conservatorio. Spero davvero, nel corso di questo 2017 appena iniziato, di trovare questo coraggio.

 

Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?

Ezio Bosso, compositore, direttore d’orchestra, pianista, contrabbassista. Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie ad un’apparizione televisiva. Io grazie ad un’amica che me lo presentò in un caffè di Roma nel 2011. Da quell’incontro è nata una bellissima amicizia ed un rapporto d’intensa collaborazione. Ezio mi ha insegnato molto, come uomo e come artista. Un ricordo fra i tanti: un concerto in un piccolo teatro del Nord, il primo che Ezio tenne dopo un lungo periodo di cure particolarmente pesanti e di convalescenza. Ero completamente sbalordito dalla straordinaria energia interna che lo animava. Ironia, profondità, lucidità in qualsiasi sua frase, parlata o suonata. La debolezza del fisico però non tardava a manifestarsi a conclusione di ogni brano eseguito. Noi tutti – amici e collaboratori – eravamo così felici di vederlo sul palco, ma anche preoccupati per il suo stato di salute. Temevamo che si sforzasse troppo: era chiaro che stava decisamente mettendo a dura prova la sua resistenza fisica. Così a metà concerto, durante l’intervallo, l’ho raggiungo in camerino e l’ho trovato dove disteso. Stava recuperando le forze. Sembrava come un pugile che riprende fiato durante il break di un incontro di boxe. Provato nel fisico, ma determinato, concentrato, in qualche modo positivamente esaltato dal lottare, dal danzare sul ring, dal dimostrare la sua arte ancora una volta davanti al suo pubblico. Avevo vissuto tutta quella prima parte di concerto come un coach all’angolo del ring, a sostenerlo ed incitarlo, gridando dentro di me, ma allo stesso tempo sempre pronto a gettare la spugna e ad interrompere il match, se necessario. Scambiammo qualche battuta. Subito chiarì che lui quell’incontro voleva portarlo in fondo, che voleva battersi fino all’ultimo round. Non dimenticherò mai le emozioni che provai durante quella seconda parte di match-concerto. Io all’angolo del palcoscenico-ring, a sostenere quel pugile-compositore battersi sul pianoforte, nota dopo nota, con così grande passione, determinazione, amore per la vita e per la musica. Ezio quella sera vinse l’incontro ed io non dovetti gettare la spugna. Sono davvero felice che oggi milioni di persone ascoltino la sua musica ed apprezzino il suo straordinario talento.

 

13 gennaio 2017