L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?
L’esperienza del viaggio. Negli ultimi anni, le mie attività mi hanno portato a visitare decine di città in Europa, America, Asia, Africa, e Medio Oriente. Una specie di cammino intercontinentale alla scoperta della straordinaria varietà e bellezza di popolazioni e Paesi. Un percorso di conoscenza di culture e tradizioni, fatto di incontri, collaborazioni, amicizie, amori. Luoghi, volti, storie – ma anche semplici gesti, profumi, sapori – che hanno segnato profondamente i tratti più distintivi della mia personalità.
Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?
La straordinaria lezione di vita che ho imparato suonando il violino per tanti anni in orchestra. Ci sono regole ben precise che bisogna seguire per diventare un buon orchestrale. Saper ascoltare te stesso e gli altri attorno a te; esprimere la tua personalità, le tue emozioni in maniera armonica, sincera, onesta e condivisa, ricercando sempre la migliore intesa con il gruppo; essere preparati, consapevoli e responsabili; rispettare e comprendere il ruolo degli altri musicisti; mirare all’affermazione della verità, del giusto, del bello. Suonare in orchestra ti insegna a vivere all’interno di una comunità con passione, gioia, vitalità. E ti dici che se puoi farlo lì forse puoi farlo anche fuori, quando smetti di suonare, in quella comunità più vasta che chiamiamo società.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Andare in Siria. In questi anni con amici e colleghi siriani ho realizzato diversi progetti e iniziative di solidarietà in Italia e all’estero. Sento però che nel mio piccolo – piccolissimo – potrei comunque fare molto di più. Ho preso l’impegno ad andare presto in visita al Conservatorio di Musica di Damasco per conoscere e aiutare i tanti giovani studenti che frequentano l’istituto anche in questi anni così difficili. Il loro coraggio, la certezza di non voler abbandonare il proprio Paese, la straordinaria determinazione a voler contribuire alla costruzione di un futuro di speranza con il loro lavoro quotidiano, è per me fonte di enorme motivazione e stimolo. Ed è per questo che vorrei provare a sostenerli in qualsiasi modo possibile. Concretamente? Vuol dire trovare il coraggio il prendere un volo Roma-Beirut, e da lì prendere un taxi che in 3 ore porta a Damasco e una volta arrivato restarci per almeno un mese, per dare una mano concreta all’interno del Conservatorio. Spero davvero, nel corso di questo 2017 appena iniziato, di trovare questo coraggio.
Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?
Ezio Bosso, compositore, direttore d’orchestra, pianista, contrabbassista. Il grande pubblico lo ha conosciuto grazie ad un’apparizione televisiva. Io grazie ad un’amica che me lo presentò in un caffè di Roma nel 2011. Da quell’incontro è nata una bellissima amicizia ed un rapporto d’intensa collaborazione. Ezio mi ha insegnato molto, come uomo e come artista. Un ricordo fra i tanti: un concerto in un piccolo teatro del Nord, il primo che Ezio tenne dopo un lungo periodo di cure particolarmente pesanti e di convalescenza. Ero completamente sbalordito dalla straordinaria energia interna che lo animava. Ironia, profondità, lucidità in qualsiasi sua frase, parlata o suonata. La debolezza del fisico però non tardava a manifestarsi a conclusione di ogni brano eseguito. Noi tutti – amici e collaboratori – eravamo così felici di vederlo sul palco, ma anche preoccupati per il suo stato di salute. Temevamo che si sforzasse troppo: era chiaro che stava decisamente mettendo a dura prova la sua resistenza fisica. Così a metà concerto, durante l’intervallo, l’ho raggiungo in camerino e l’ho trovato dove disteso. Stava recuperando le forze. Sembrava come un pugile che riprende fiato durante il break di un incontro di boxe. Provato nel fisico, ma determinato, concentrato, in qualche modo positivamente esaltato dal lottare, dal danzare sul ring, dal dimostrare la sua arte ancora una volta davanti al suo pubblico. Avevo vissuto tutta quella prima parte di concerto come un coach all’angolo del ring, a sostenerlo ed incitarlo, gridando dentro di me, ma allo stesso tempo sempre pronto a gettare la spugna e ad interrompere il match, se necessario. Scambiammo qualche battuta. Subito chiarì che lui quell’incontro voleva portarlo in fondo, che voleva battersi fino all’ultimo round. Non dimenticherò mai le emozioni che provai durante quella seconda parte di match-concerto. Io all’angolo del palcoscenico-ring, a sostenere quel pugile-compositore battersi sul pianoforte, nota dopo nota, con così grande passione, determinazione, amore per la vita e per la musica. Ezio quella sera vinse l’incontro ed io non dovetti gettare la spugna. Sono davvero felice che oggi milioni di persone ascoltino la sua musica ed apprezzino il suo straordinario talento.
13 gennaio 2017