L’esperienza più interessante che hai fatto negli ultimi anni?
Circa un anno è mezzo fa – mi trovavo nel mio studio notarile a Gela – arriva una telefonata del Consolato Americano a Napoli. Ho pensato fosse per una procura. E invece Italo Malfitano, responsabile della comunicazione del Consolato, mi chiamava per farmi i complimenti per Farm, dicendomi che il Console avrebbe avuto piacere di farci visita. Colto alla sprovvista, mi guardai subito intorno per vedere se qualche mio collaboratore stava riprendendo la mia faccia. Non potei non pensare: “questa è mia moglie che mi sta facendo uno scherzo”. Invece, dopo una settimana di mail e telefonate varie, arriva a Favara il Console Americano con una piccola delegazione. Roba a cui ancora non credo. Ne nasce una bella collaborazione grazie alla quale il Console ritorna con Ralph Murphy, un importante masterchef americano. Poi, ad agosto dell’anno scorso, ricevo un’altra telefonata da Italo che mi dice di voler organizzare un altro appuntamento culturale insieme. In quel momento Farm aveva appena subito un attacco insensato dall’amministrazione locale che ci ordinava di demolire e rimuovere dai Sette Cortili delle bellissime installazioni di prestigiosi architetti internazionali. A quel punto io mi sentii in dovere di raccontare ad Italo della situazione che stavamo vivendo e dicendogli che l’ultima cosa che avremmo voluto sarebbe stato creare imbarazzi al Consolato. Mi rispose che erano a conoscenza di tutto e che volevano organizzare quel nuovo appuntamento proprio per mostrare solidarietà e stima nei confronti di Farm. A raccontarlo mi commuovo ancora oggi. Come se tutto questo non bastasse, a gennaio di quest’anno, ospite del Dipartimento di Stato Americano, ho avuto l’onore e il privilegio di visitare Washington DC, Pittsburgh e Detroit, incontrando ogni giorno sindaci, ambasciatori, responsabili dello sviluppo economico, presidenti di importantissime istituzioni pubbliche e private impegnate in progetti culturali e sociali negli Stati Uniti. Un viaggio che per me è stato come un master: un grande acceleratore di conoscenze, e tantissimo carburante per il mio serbatoio di impegno politico, culturale e sociale.Ma tu te lo immagini un Console italiano che va in un paesino sperduto degli Stati Uniti prima a conoscere, e poi ad invitare in Italia il responsabile di un centro culturale indipendente come Farm?
Una lezione che hai imparato e che racconteresti ad una platea di studenti?
Ho la fortuna di incontrare molto spesso studenti e giovani italiani e di tutto il mondo. Anche perché ogni ospitiamo a Farm studenti di università di tutto il mondo. Quando ci chiedono qual è il segreto di Farm, rispondiamo sempre che ci mettiamo con quelli più bravi di noi e paghiamo le spese (come peraltro dice un vecchio detto siciliano). Con quelli più talentuosi, con più competenze, con più esperienze. Anche con Movimenta abbiamo fatto così: ci siamo messi con quelli più bravi di noi. Allo stesso tempo, l’esperienza di Farm ci ha insegnato che quando porti avanti progetti complessi devi metterti anche con quelli meno bravi di te e pagare comunque le spese, non solo da un punto di vista economico. Devi chiedere scusa anche quando non dovresti, non devi offenderti quando ti insultano gratuitamente, devi passarci sopra e dimenticare quando ti fanno un piccolo torto. È un grande e costante lavoro di mediazione. Con gli altri. E prima ancora con te stesso. C’è una storia che racconto spesso ai giovani. Un giorno un mio cliente, vedendo le cartelline portadocumenti del mio studio raffiguranti da una parte la Statua della Libertà con la scritta Benvenuti a Gela, e dall’altra la Torre Eiffel con la scritta Benvenuti a Riesi, mi ha chiesto spiegazioni. Io ho risposto che quella piccola provocazione stava a simboleggiare che si può stare a Gela sentendosi come a New York, o a Riesi come a Parigi, se si sta bene con se stessi, se uno fa quello che gli piace e al contempo fa qualcosa di utile per gli altri; che la felicità è in ogni luogo se siamo capaci di costruirla. Il mio cliente, non proprio soddisfatto, ha commentato: “Ok, Notaio, la felicità è in ogni luogo ma New York è New York e Gela è Gela”. Confesso che sul momento mi ha inchiodato. Ma ci ho pensato su e gli ho risposto. “È vero: New York è New York e Gela è Gela. Ma New York, Parigi, Londra e tutte le altre città del mondo non sono nate come sono oggi. Sono diventate quelle che oggi noi percepiamo come le più belle città del mondo perché persone esattamente come noi due, con due gambe e due braccia e soprattutto una bella testa, le hanno fatte diventare ciò che sono”. E quindi ai giovani consiglio di viaggiare, di essere “affamati e folli”, di provare a fare il maggior numero possibile di esperienze in giro per il mondo, ma di ricordare anche che probabilmente l’occasione di realizzare qualcosa di grande nella loro vita è a un passo dal loro naso, magari nel paesello dove è nato il papà o la mamma e che loro hanno sempre considerato sfigato.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Un viaggio lungo, in giro per il mondo. Insieme a Flo, Carla e Viola. Per fare qualcosa di importante per noi e per gli altri.
Una persona che conosci bene e con una storia assolutamente da non perdere?
Ci sono incontri che ti cambiano la vita. Persone che con la loro testimonianza spostano i tuoi confini. Nella mia vita, due donne in particolare. La prima si chiama Caterina Seia, ed è una donna bellissima, colta ed elegante. Una fata buona. Il suo impegno silenzioso per chi è in difficolta e per chi è rimasto indietro è una scuola di vita. Un faro. La seconda è Vittoria Agliata di Villafranca. Una Principessa. Aveva quindici anni quando ha tradotto il Signore degli Anelli. Cultrice non solo della lingua ma anche del diritto islamico, ha lottato a Palermo contro una delle più efferate cosche mafiose per riprendere e poi far resuscitare pezzo dopo pezzo la meravigliosa residenza della sua famiglia, Villa Valguarnera a Bagheria. Le loro storie sono preziose. Occorre meritare di scoprirle, per questo non scrivo di più.
12 novembre 2018