Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?
In ogni momento cruciale della nostra esistenza ci siamo trovati di fronte a delle scelte. La busta 1, la 2 o la 3. La pillola rossa o la pillola blu. Restare o partire. E quelle scelte ci hanno portato a ritrovarci in una catena di eventi che sono poi le nostre vite. Scelte che sono come strade, e i cui bivi sono universi paralleli. Strade i cui vicoli ciechi sono solo muri da scavalcare per diventare più abili a capire noi stessi e quello che ci aspetta domani. Il Covid-19 ha tolto a me e a tutte le persone che vivevano di arte e musica dal vivo la possibilità di lavorare, sostentarsi, avere prospettiva. Ci ha tolto la possibilità di fare queste scelte. Personalmente, mi ha proprio gettato in un angolo, mi ha attaccato fisicamente facendo ammalare il mio organismo, e al tempo stesso ha dato modo al mio corpo e al mio spirito di diventare più forti. A causa del Covid è infatti nata A-LIVE, la prima piattaforma italiana – e una delle pochissime al mondo – che produce e distribuisce in streaming digital live performances interattive, immersive: uno strumento che ha amplificato a dismisura la creatività degli artisti e di tutta la filiera dello spettacolo dal vivo, che può ragionare adesso su un modello creativo e di business diverso, uscendo dalla dicotomia ormai obsoleta di offline vs online. Ecco, il Covid mi ha dato A-LIVE.
Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?
Ogni giorno che abbiamo passato in questa pandemia è stato un piccolo seminario di biodiversità comportamentale applicata. Ogni giorno ci siamo trovati davanti lezioni da imparare, dati da analizzare, specchi che riflettevano i nostri errori e ce li mostravano nudi e crudi. L'enorme valore che questo disastro si è trascinato dietro è legato alla nostra specifica e personale capacità di sfruttare tutto questo a nostro vantaggio. Ecco perché penso spesso che chi non abbia usato questo tempo per rielaborare ha sprecato una grandissima occasione che forse non si presenterà più. Chi pensa solo a come tornare alla normalità e non a come saltare dentro ad un futuro diverso, sta perdendo di vista la domanda e il pensiero laterale più importante: che cosa sto facendo io per cambiare le cose? Che cosa sto facendo per fare la differenza? Immagina un futuro costruito da centinaia di piccole azioni dal basso da fare adesso. Il futuro non è domani, è quello che stai mandando in malora oggi, sbagliando a fare quello che fai, o a non fare quello che non fai.
Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?
Sarebbe meglio per loro e per me raccontare tutte quelle che non ho imparato, e che mi hanno portato a fare gli errori che ho fatto nella vita. Ma ricordando poi a loro e a me che siamo la somma di quegli errori. Il successo è la somma di errori che hai saputo interpretare nel migliore dei modi.
L'ultima volta che hai riso?
Cinque minuti fa mia figlia e la sua amica del cuore mi hanno scritto un messaggio dicendo che lavoro troppo e me lo hanno fatto scivolare sotto la porta dello studio. Ho riso tanto, poi ho sentito un po' di amaro in bocca perché hanno ragione, alla fine ho riso di nuovo. Cambierò.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Il vero problema è perdersi nei meandri del fare, mentre la vita ti scorre accanto. E quindi mi piacerebbe pensare a un certo punto di avere la serenità, la pace e la calma per poter smettere. Smettere di fare, e cominciare ad acquisire conoscenza che è l'unica cosa che conta in una seconda fase della vita.