Una cosa che il Covid-19 ti ha tolto, ed una che invece ti ha dato?
Mi ha tolto la comunità creativa queer di Los Angeles, che è una delle cose che più mi mancano di quella città. Mi ha dato molte cose: il silenzio necessario per ascoltare le mie necessità più profonde e il coraggio di dare spazio ai miei bisogni in un modo più radicale; la voglia di semplificare la mia vita; la bellezza di Roma e una piccola comunità di nuovi amici con i quali ho condiviso un pezzo importante di questo periodo assurdo.
Il pensiero laterale più ricorrente di queste settimane?
Ho deciso di dare molto spazio ai pensieri laterali in questo nuovo anno. Normalmente, tendo ad essere estremamente focalizzata sul lavoro e a non lasciare spazio per molto altro. Ho sentito però che avevo bisogno di un cambiamento, di respirare più aria intorno a me e di dedicare una parte del mio tempo ad attività che non fossero produttive – per me un'idea rivoluzionaria! Ho iniziato così a disegnare, e quello è il luogo, il pensiero laterale di questo periodo. Per me è un rifugio perché disegnare mi permette di fare un'attività creativa che non passa per le parole. In questo periodo in cui tanti pensieri si accavallano costantemente nella testa, coltivare questo luogo che non passa per la parola si sta rivelando una scoperta bellissima.
Una lezione imparata anni fa e che racconteresti ad una platea di studenti?
A una platea di studenti racconterei della volta in cui – dieci anni fa, quando dirigevo un festival di teatro – dopo aver girato un cortometraggio con un gregge di pecore che entrava nella sala, nel pomeriggio, le pecore fecero i loro bisogni nell'aiuola davanti alla sala. La sera c'era la prima e non potevo certo lasciare che il pubblico fosse accolto da quell'odore. Passai quindi un'ora e mezzo a spalare la cacca delle pecore dall'aiuola – eravamo in tanti ma nessuno si era comprensibilmente offerto volontario per farlo. Una delle cose che ho imparato è che quando tieni a un progetto, esserne a capo vuol dire fare tutto il possibile per mettere le persone nella condizione migliore per fruirne, e se c'è da spalare la m***a, devi fare anche quello, con umiltà e con un sorriso sulle labbra!
L'ultima volta che hai riso?
Rido spessissimo! Dovendo scegliere un momento, sceglierei un gioco inventato con il mio nipotino Emilio, durante le vacanze di Natale. Emilio ha due anni e si diverte tantissimo quando tiro fuori dalla tasca dei pezzettini di carta facendo finta di essere molto sorpresa di averceli. È un gioco semplicissimo, ma lui lo adora e abbiamo ripetuto la scena mille volte con lui che mi chiedeva "cos'è?" e io che tiravo fuori questi bigliettini recitando uno stupore esagerato. Mi piace tanto inventare questi giochi semplici che nascono da situazioni quotidiane con i bambini, è una delle cose che mi divertono di più in assoluto.
Una cosa che non hai ancora fatto ma che prima o poi farai?
Ci sono due cose che mi piacerebbe tantissimo fare un giorno: 1) un film. Mi piacerebbe scrivere o produrre un film, è un desiderio che ho da molto tempo. 2) Scrivere un album di Natale con Jovanotti, che è uno dei miei musicisti e poeti preferiti.
La foto scelta da Francesca: con i bambini di Lizzano, quando ha fatto l'anteprima assoluta di Doctor Li (estate 2020)